Quando abbiamo avuto la disponibilità della Società Modena Volley a partecipare al completo alla cena, ci siamo trovati davanti ad un bivio: optare per una soluzione che massimizzasse gli introiti, scegliendo una location semplice, con un servizio dignitoso ma modesto, che ci chiedesse un prezzo modico su cui poter aggiungere una quota che rappresentasse un’entrata, oppure optare per una soluzione che puntasse a rinnovare, rilanciare e promuovere l’immagine dell’Associazione, mettendo al primo posto qualità del cibo, eleganza della location e organizzazione dettagliata della serata, così come avviene negli eventi di Charity americani, dove la raccolta fondi è parte integrante di galà realizzati allo scopo di dare visibilità e pubblicità alle iniziative benefiche.
Introiti o immagine? Abbiamo optato per la seconda soluzione, ritenendo che l’associazione abbia grandi potenzialità e rappresenti una realtà fondamentale per la pallavolo e il mondo della disabilità.
Carrozze Sottorete è infatti un’esperienza unica nella pallavolo italiana. Le barriere architettoniche sono un facile alibi per credere che il lavoro da fare sull’integrazione dei disabili sia ben fatto semplicemente dando loro l’accessibilità fisica. Il discorso è molto più profondo e complesso. Abbattute le barriere architettoniche restano da demolire le barriere tra noi. Non per insensibilità, non per pregiudizio, ma nella maggior parte delle persone manca il contatto effettivo con questo mondo. Quel contatto che andrebbe ad eliminare il concetto stesso della parola “accettazione”, che presuppone sempre una “diversità” tra un soggetto attivo (chi accetta) e uno passivo (chi è accettato). Inutile nascondere che la disabilità crea spesso un disagio perché evoca paure, timori e un senso di tristezza. Spaventa guardare ciò che può succedere a chiunque e sorge il timore di non sapersi rapportare nel modo corretto, preferendo spesso astenersi dall’interazione. Prevalgono emozioni negative, che vanno dal dolore alla compassione, dal sentirsi inappropriati anche solo a guardarli o toccarli, alla preoccupazione di agevolare il loro passaggio o accesso. Al tempo stesso la comoda convinzione che sia sufficiente dare loro l’accessibilità ai luoghi è riduttiva e fuorviante.
Viviamo in una società che si occupa dei disabili considerandoli soggetti in stato di necessità e una volta soddisfatte quelle è tutto risolto. Abbiamo istituti, leggi, tutele che si occupano di loro, esistono tantissime associazioni che sostengono e aiutano le famiglie, ma l’approccio resta di tipo pietistico: li soccorriamo, gli diamo strumenti e agevolazioni, appaghiamo il nostro bisogno di sentirci buoni e a posto con la coscienza.
Secondo noi un disabile è molto altro. E’ una persona che vuole innanzitutto vivere le relazioni sociali come chiunque altro: ha bisogno non solo volontari e parenti, ma di amici con cui fare ciò che si fa con gli amici, ha bisogno di sentirsi parte di un gruppo eterogeneo dove 1 vale 1 e mettersi in discussione nel confronto e nel dialogo, ha bisogno di essere trattato da pari da chiunque incontri. Non gli piacciono i nostri sorrisi di circostanza, mal gradisce le nostre attenzioni suscitate dalla sua disabilità. “Integrazione” significa che io e te siamo uguali, ognuno nel rispetto delle proprie esigenze e dei propri limiti: siamo tutti “diversamente disabili”. Il pietismo e la compassione non integrano, al contrario non fanno altro che mantenere la distanza tra te e me. Io voglio altro: voglio una relazione biunivoca, voglio conoscerti e viverti per capire le tue necessità e perché tu capisca le mie. Non voglio farti ridere, io voglio ridere con te. Stare insieme per scambiarci qualcosa.
Dare la possibilità ai disabili di mostrare le loro enormi potenzialità significa “integrare”: ecco l’obiettivo della nostra cena. Far conoscere questa associazione dove “diversamente abili” e “diversamente disabili” lavorano insieme per davvero, organizzando tutto insieme, condividendo non solo le attività ma anche le emozioni che la passione per lo sport ci suscita, supportandoci e sopportandoci vicendevolmente, senza barriere davvero.
Per abbattere proprio quelle barriere sociali e mettere tutti a loro agio abbiamo scelto di creare un contesto dove le emozioni positive prevalessero e non lasciassero posto a quelle negative: un ambiente accogliente, il buon cibo, la musica in sottofondo, un’animazione divertente e leggera. Così da creare un’unica grande energia che ci avvolgesse tutti. E’ stato bellissimo per noi vedere quell’onda che percorreva la sala, coinvolgendoci tutti.
Nulla della preparazione della serata è stato casuale. I tavoli rotondi preferiti a lunghe tavolate rettangolari per potenziare la circolarità delle interazioni, favorite dal poter relazionarsi costantemente con ogni commensale ed essere al tempo stesso vicini e coinvolti nei tavoli accanto. La presenza dei giocatori in coppia, piuttosto che uno per tavolo, per favorire il loro inserimento tra persone non conosciute e rendere loro la serata più piacevole e meno formale. La composizione dei tavoli pensata per aggregare gruppi di persone che potessero dialogare fra loro per affinità anagrafica, di interessi e caratteriale.
In tutto questo percorso abbiamo avuto l’enorme fortuna di trovare un gruppo di persone che hanno capito le nostre esigenze e hanno modellato il loro lavoro ad esse. Il personale tutto del Ristorante Taverna Napoleone, in primis Giuseppe e Francesca, sono stati straordinari nel partecipare all’organizzazione, alternandosi da guide a seguaci nelle varie decisioni. Hanno contribuito in modo attivo e partecipativo, diventando parte della squadra. Da soli non ce l’avremmo mai fatta, grazie infinite.
Grazie anche ad Angelo Corradini di GRIM FOTOLAB, che ha scattato foto tutto il tempo per rendere indimenticabili questi momenti, grazie a Christian Apicella e Stefano Pasqualini che hanno suonato e cantato, accogliendo i partecipanti con musica e sorrisi, grazie ad Antoine che ha saputo coinvolgere costantemente tutte le 160 persone presenti.
Grazie a Leo Turrini che è intervenuto con l’eleganza e l’intelligenza che conosciamo e amiamo.
Grazie a Stefano Bonaccini che ha voluto partecipare da grande tifoso di entrambe le squadre, emozionandosi e divertendosi.
Grazie ai nostri sostenitori che hanno contribuito alla realizzazione della sottoscrizione liberale a premi: Casa Modena Grandi Salumifici, New Holland, EMME BI Assicurazioni di Mirco Berselli, Pentabevande e Azienda Agricola Carretti.
Grazie di cuore ai giocatori, che sono andati oltre il ruolo di ospiti e hanno preso parte con entusiasmo alla serata mettendosi per primi a raccogliere fondi, sempre disponibili alle richieste di autografi e selfie ed entrando davvero in contatto con tutti, con sensibilità ed empatia.
Infine un grazie speciale dobbiamo riservarlo alla Società Modena Volley, che ci ha dato la possibilità di mettere in piedi questo progetto e realizzarlo. A Catia Pedrini che ha confermato l’affetto e la vicinanza che la lega a noi, a Radostin Stoytchev che si è rivelato un grande uomo oltre che un grande allenatore, riservandoci attenzioni e parole che ci hanno enormemente emozionato, ad Andrea Sartoretti che si è fatto coinvolgere nell’organizzazione ed è stato per noi fondamentale nella definizione di tanti piccoli grandi dettagli. Grazie perché tutto questo non è né scontato, né dovuto, e tra i mille impegni e problemi che riempiono le vostre giornate avete sempre avuto un attimo per noi.
Grazie a tutti gli intervenuti, chi perché coinvolto in qualche modo con l’Associazione, chi perché ospite, chi perché semplicemente tifoso, chi perché amico di qualcuno di noi. Siete stati uno spettacolo bellissimo ed emozionante. Speriamo sia stata una serata piacevole per tutti voi e che ricorderete con gioia.